Una riflessione sull'identità del mediatore familiare

“…Un professionista senza camice la cui autorevolezza nasce dai comportamenti reali e non dall’appartenenza ad una qualche casta, disponibile all’ascolto, votato alla valorizzazione delle risorse genitoriali ed alla promozione delle capacità decisionali delle persone.

Paradossalmente il mediatore più bravo è quello che, alla fine del percorso, riesce a rendere inutile la propria presenza...”

(Istituto degli Innocenti Firenze Servizi ed interventi di M.F.)

La Mediazione Familiare nel contesto di una separazione/divorzio è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari, quindi è molto diversa da una mediazione in campo sociale o penale, pur rifacendosi al principio di fondo, ovvero al recupero delle responsabilità soggettive delle persone al di là dei ruoli sociali, questo intervento è molto diverso anche dalla consulenza coniugale, il mediatore si pone a disposizione delle coppie in crisi che spontaneamente desiderano essere accompagnate nella ricerca di accordi adeguati e condivisi da entrambi.

La cooperazione e l’intervento di diverse figure professionali è importante e complementare, un esempio specifico di questa collaborazione tra esperti è l’accordo raggiunto in mediazione, esso deve necessariamente passare nelle mani di un legale che ne ratifica la legittimità, con l’ufficializzazione dei documenti i partner sono investiti della responsabilità delle decisioni prese insieme, ne garantiscono il rispetto e ne assicurano la durata nel tempo.

Il Mediatore Familiare non è un legale, la sua formazione gli impone di aver preso familiarità con i vari aspetti della normativa che si occupa di separazione e divorzio ma non entra nel merito di essa, sorveglia che la Legge venga rispettata, che i diritti degli ex coniugi e soprattutto dei figli siano garantiti, ne tutela i contenuti.

Tutta la parte legale è nelle mani dell’Avvocato mentre il Mediatore si occupa di offrire alla coppia uno spazio dove ridefinire le relazioni, un ambiente confidenziale dove parlare senza scontrarsi negando l’altro, un luogo riservato dove entrambi decidono consapevolmente e responsabilmente del proprio futuro.

Entrambi gli ambiti hanno una loro specificità occorre allora promuovere un rapporto di collaborazione tra il mondo della mediazione e quello dell’avvocatura, nell’interesse comune dei bambini e dei loro genitori che stanno vivendo un’esperienza comunque dolorosa.

Il Mediatore Familiare non è un consulente familiare ma la sua formazione lo porta a favorire ed a sostenere il sentimento di autostima delle persone che ha di fronte con l’obiettivo: di sviluppare e di promuovere le risorse dei partner coinvolti, evidenziando ai loro occhi l’originalità del percorso mediativo, sono loro come genitori i “pionieri” di una nuova possibilità di vivere la separazione con il fine principale e prioritario di rispettare i diritti dei figli.

Se e chi lo vorrà deciderà singolarmente di avvalersi della figura di un altro professionista come lo psicologo o lo psicoterapeuta, con incontri individuali lavoreranno sui motivi profondi che causano il conflitto, le ragioni del proprio disagio, del dolore emotivo.

Pur essendo il confine tra mediazione e psicoterapia molto sottile, occorre tener ben presente che la mediazione non è terapia, la psicoterapia sì.

In ogni caso il confronto tra le diverse professioni è utile ai fini della qualificazione della Mediazione Familiare e della sua irrinunciabile diffusione, misura imprescindibile di una politica che voglia sostenere realmente le famiglie e la cultura di una genitorialità matura e responsabile.