Trasformazione cambiamento possibilità e... Mediazione Familiare

Mediazione Familiare e co-genitorialità nell'ottica del cambiamento!

"Risolvere un conflitto raramente ha a che fare con chi ha ragione. Dipende semmai dal riconoscere e dall'apprezzare le differenze".

[Crum, 1987, pag 49]

 

Il conflitto in fondo non è positivo o negativo ma è una forza naturale necessaria per la crescita e per il cambiamento, ciò che conta veramente è sé e come il conflitto stesso viene gestito l'energia che si sprigiona da esso può realmente essere veicolata ed utilizzata in modo costruttivo.
La Mediazione Familiare come definita dal Forum Europeo è "un processo nel quale un terzo neutro, con una specifica preparazione, è sollecitato dalle parti ad intervenire per affrontare le questioni conflittuali connesse con la ri-organizzazione familiare in vista o in seguito alla separazione coniugale", essa si pone nel conflitto come strumento per avviare il cambiamento, offre un tempo ed uno spazio dove poter gestire i bisogni e le necessità di ciascuno, ove prendendosi cura dei legami nel rispetto della costruzione di un nuovo assetto familiare.
Il rapporto che si genera allora non è più "vinco io perdi tu" ma "vinco io ... vinci anche tu", si crea un'alternativa che vede i partner trascendere quell' atteggiamento di chiusura e di scontro, che porta ad agire nell'ottica del benessere personale "sto bene io nella misura in cui stai male tu", si materializza invece una possibilità di incontro, e non è necessario considerare chi per primo muove un passo verso l'altro la vera scommessa invece è andare incontro all'altro, riducendo così la distanza inter-posta tra due persone che hanno deciso di ri-definire il proprio rapporto!
Quella stessa distanza mette in evidenza una realtà dolorosa, perché se è vero che in una separazione c'è chi decide di separarsi e chi la subisce, dall'altra entrambi perdono qualcosa... la dignità di essere sé stessi intrappolati come sono in una logica distruttiva che li vede uno contro l'altro in nome di una dialettica lineare.
La separazione-divorzio è una vicenda che riguarda soprattutto la coppia in seguito alla rottura di una relazione affettiva e sociale allo stesso tempo, moglie e marito, o conviventi, continueranno ad essere una madre ed un padre per i loro figli anche dopo la separazione ma il conflitto minaccia la naturale inscindibile continuità genitoriale come lo stesso naturale bisogno dei figli di appartenere al mondo di entrambi i genitori!
Il venir meno di un progetto di vita comune non equivale necessariamente al fallimento del proprio ruolo genitoriale, i figli soffrono per la separazione dei genitori ma la vera sofferenza sta nella perdita di uno di loro con la conseguente perdita delle infinite possibilità esistenziali che la relazione con l'uno o con l'altra possono aprire sia dal punto di vista psico-pedagogico che affettivo-relazionale, nei figli si accresce l'ansia da allontanamento, si alimenta il sospetto che possa essere colpa loro, vedono e percepiscono la sofferenza dei genitori, sentono di essere stati traditi!
La separazione è una realtà che i partner devono affrontare in maniera consapevole e responsabile, rassicurando i figli che il cambiamento in atto non pregiudica il loro rapporto con entrambi perché l'amore di un padre e di una madre rimane per tutta la vita, si accresce nel tempo, si trasforma seguendo le naturali tappe dello sviluppo di ciascuno assecondando, contenendo, partecipando alla loro crescita in maniera consapevole attraverso una presenza costante, responsabile, in grado di sostenere e sorreggere, accogliere e confrontarsi.
E' necessario creare un clima di collaborazione, favorire una comunicazione funzionale e costruttiva, permettere uno scambio emotivo leale entro cui rabbia, delusione, frustrazione, dolore possano trovare un luogo ed un tempo d'ascolto, ogni storia va raccontata, ascoltata e "restituita" all'altro/a, il reciproco riconoscimento consente una circolarità comunicativa e relazionale, favorendo la discussione ed il confronto su proposte, opzioni, soluzioni, possibili equilibri rispetto al progetto del nuovo assetto familiare.
La Dottoressa Lisa Parkinson, che nel 1978 a Bristol Inghilterra avvia il primo servizio di Conciliazione Familiare, sostiene [....] La mediazione Familiare è sia una scienza che un'arte e i Mediatori hanno bisogno di un insieme di conoscenze, comprensione umana ed abilità particolari per aiutare le coppie ad affrontare la separazione e il divorzio, per impegnarsi in un dialogo e per elaborare modalità di accordo valide anche per il futuro, per loro stessi e per i loro figli. [...]
La norma che in Italia introduce l'istituto della Mediazione Familiare è la legge 54/2006 con essa si dispone che il Giudice può informare le parti circa la possibilità di intraprendere un percorso di M.F. per trovare un accordo condiviso, nonché accettabile per entrambi sulla tutela dei figli, e all'art.155 sexsies del C.C. si legge "Qualora se ne ravvisi la necessità il Giudice, sentite le parti ed ottenuto il loro consenso può rinviare l'adozione di provvedimenti... per consentire che i coniugi, avvalendosi di esperti, tentino una mediazione per raggiungere un accordo, con particolare riferimento all'interesse morale e materiale dei figli".
Tale passaggio non deve essere visto nell'ottica dell'obbligatorietà ma come possibilità rivolta alle coppie per definire insieme un accordo di separazione che tenga conto delle reali necessità di entrambi ed in particolar modo dei figli, secondo un'ottica entro la quale le relazioni familiari si compongono con un accordo direttamente negoziato.
Il Mediatore Familiare è un facilitatore della comunicazione ma..."deve saper essere prima ancora che saper fare"(O.P.Dott.ssa Genzano Francesca) per leggere, ascoltare, sentire i segnali ed i messaggi, verbali e non, che emergono durante gli incontri con i partner, dando spazio e voce anche agli stessi silenzi, così carichi di emotività da riempire l'intera stanza di mediazione; il "qui ed ora" permette di entrare in contatto con il sé dando un nome alle emozioni, riconoscendo ciascuna di esse fino ad "urlare", il proprio dolore, ma solo così si riesce a vedere che l'errore non è lui o lei, l'errore o gli errori come i sentimenti negativi possono essere affrontati e superati con una nuova consapevolezza e la capacità di credere in quanto c'è di "buono" in ciascuno.
J. Haynes che nella seconda metà degli anni settanta a New York fonda la Academy of Family Mediators ha insegnato che "il problema è il problema, non è la persona: che la verità conta meno di ciò che percepiamo; che colpa e giudizio non hanno spazio nella risoluzione di un problema, che il mediatore o il genitore possono creare il contesto per la soluzione del problema stesso, senza necessità di un intervento diretto, e che abbiamo tutti una parte nel risultato". [O.P.La Mediazione. Strategie e tecniche per la risoluzione positiva dei conflitti. Pag 15]
La Mediazione Familiare è un percorso non obbligatorio ma alternativo alla normale via giuridica, quello che si tenta di far passare alle diverse categorie professionali coinvolte in procedimenti di separazione/divorzio è che la mediazione in sé non sostituisce l'iter legale ma offre semplicemente una tregua: promuove il consenso, prevede un cambiamento reale in virtù del fatto che il processo decisionale ricade su tutt'e due, si tratta di passare da un approccio "suggerito, in qualche modo imposto o definito" ad un approccio di tipo negoziale o meglio circolare in cui i partner non si irrigidiscono sulle proprie posizioni ma lasciano spazio alla flessibilità, al confronto, appunto alla circolarità delle idee e delle proposte.
Concentrandosi sugli interessi, sui bisogni, sulle necessità-quotidianità di entrambi e non sulle posizioni personali da difendere ad ogni costo, si riesce a guardare oltre la sfera personale, a scindere cioè le persone dai problemi, allora le risorse di ciascuno vengono valorizzate e veicolate, si guarda al "qui ed ora" e si passa attra-verso la quotidianità per trovare insieme un accordo di separazione che è il frutto del reciproco consenso!
Tale accordo anticipa e precisa quanto poi l'Avvocato inserirà nella documentazione legale formale da presentare in Tribunale, ecco allora che la figura del Mediatore Familiare non va confusa con la figura dell' Avvocato, il primo non è un legale e non si sostituisce ad esso, la sua formazione gli "impone" sì di aver preso confidenza con gli aspetti della normativa vigente ma non entra nel merito della legge, ne "sorveglia" invece il rispetto e ne tutela i contenuti affinché i diritti dei partner siano garantiti, e che la co-genitorialità sia l'elemento centrale di un rapporto equilibrato e responsabilmente definito, soprattutto per i figli che devono continuare a mantenere una relazione stabile e continuativa con entrambi i genitori e con le altre figure importanti della loro vita.
Non tutte le coppie negoziano la propria storia, la mediazione familiare non è la cura per definizione, sarà il professionista esperto a "valutare" la mediabilità ed a proporre altre strade per risolvere dinamiche e conflitti più profondi che inevitabilmente hanno inciso sul rapporto, ma la tutela dei minori viene sempre messa al primo posto ed in ogni caso ciò che conta è il confronto tra le diverse figure professionali affinché nessuno dei soggetti coinvolti sia lasciato solo, in fondo ad ogni richiesta c'è un malessere reale, a volte può sembrare tutto buio ma se una storia va in frantumi ogni parte della vicenda può essere ripresa per comporre un nuovo percorso che non ha più a che fare con il passato ma riguarda il proprio futuro e quello dei figli a partire da ora!!!
Ci sono voluti tempo e pazienza, buona volontà da parte di tutti, ma l'obiettivo ne valeva la pena:
recuperare un buon rapporto tra genitori per dare ai figli il senso di una continuità. [O.P. Lisa Parkinson "La Mediazione Familiare". Cit L. Mondadori, 2003]